Donne e sport: lotta contro la discriminazione | Non solo quote rosa

La discriminazione fa parte della nostra società, ed a volte è davvero difficile combatterla. Fra le forme di discriminazione più becera e soprattutto più diffusa, c’è quella di genere. Le donne, sul lavoro, nello sport ed in tanti altri ambiti sono ancora tanto, troppo penalizzate.

” Essere donna è una sfida che non annoia mai” affermava Oriana Fallaci. Forse è vero, ma forse anche un po’ meno. Essere donna è una cosa normale che fa parte della natura, proprio come l’essere uomo. Già l’esistenza di frasi ed aforismi in cui si parli ancora della donna come un essere a parte, la dice lunga su quanto ancora siamo indietro.

Donne e sport
Donne e sport, il rischio della discriminazione | Teresaventrone.it

Le donne, come gli uomini, dovrebbero avere gli stessi diritti ed i medesimi doveri. Del resto a parte le differenze biologiche siamo tutti uguali. Perché dunque il sesso femminile deve ancora subire gli effetti negativi di un radicato pensiero maschilista?

Sport e discriminazioni femminili

Le discriminazioni avvengono in qualsiasi ambito. A partire dalla scuola, dove alcune materie vengono reputate più adatte ad una bambina piuttosto che ad un bambino. Sul lavoro, dove spesso non si supera un colloquio solo perché magari si vuole mettere al mondo un figlio. E poi nel mondo dello sport. Lo sport che tanto fa bene al corpo ed all’animo, e per il quale non dovrebbero esserci distinzioni di sesso. Negli ultimi anni, fortunatamente, qualche passo avanti è stato fatto. Difatti sono emerse tantissime sportive, le quali si sono distinte per talento e determinazione. Tuttavia, nonostante i passi in avanti, la strada da percorrere è ancora lunga. Le donne nello sport sono ancora troppo poche, guadagnano meno degli uomini e soprattutto devono faticare il triplo per raggiungere livelli più alti.

Storie di discriminazione nel mondo dello sport

Si parla spesso di parità,  ma questo termine viene usato impropriamente. Parità significa anche e soprattutto avere il diritto di scegliere di mettere al mondo un figlio. Carriera e maternità deve e dovrebbe essere un binomio attuabile proprio come carriera e paternità. Eppure a nessuno verrebbe di chiedere ad un giovane uomo di scegliere fra lavoro e famiglia, o ancora fra sport e famiglia. Parità, dunque, non significa solo che ad una donna sia concesso di giocare in una squadra. Parità significa che una donna gioca in una squadra ed ha un figlio, proprio perchè aveva istinto materno. Le cose, però, non sono ancora così. Giungono, infatti, racconti di storie aberranti, in cui ad alcune sportive viene imposto di non rimanere incinte.

Luisa Rizzitelli, ex cestista, vittima di discriminazioni di genere (fonte instagram

Luisa Rizzitelli, cestista della squadra A1, ha raccontato la sua storia di discriminazione. “Per quindici anni ho firmato un accordo anti-maternità con la società” ha raccontato.  “Due cose ci raccomandavano: non finire in galera e non rimanere incinte” ha poi aggiunto la sportiva.

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